I monasteri del Casentino Camaldoli
Regalò questo territorio appartato al pio monaco Romualdo il conte Maldolo di Arezzo, donde il nome (Ca’ Maldoli, Camàldoli) che si usa sia per il monastero a quota 816, sia per l’eremo più in alto, m 1104, i due nuclei della casa madre dei monaci camaldolesi, sia infine per la solenne foresta che li avvolge di secolari abeti, ippocastani, tigli, sicomori, pioppi, treuli, noccioli, ontani e querce. Si è sul versante orientale dell’Appennino casentinese.
Monastero
Il Monastero, fondato nel 980 dal conte ravennate Maldolo, residente ad Arezzo, venne donato a San Romualdo, originario di Ravenna. Il Santo vi riunì alcuni discepoli e diede vita ad uno dei più importanti cenacoli di vita monastica della cristianità, sede ufficiale ancora oggi della congregazione dei Camaldolesi. Sorto per completare l'Eremo, che sorge qualche chilometro più in alto, il Monastero si è ingrandito via via nel corso dei secoli. Continua ad essere la sede prestigiosa di un centro religioso e culturale di notevole importanza, molto attivo. Fu sede di un'Accademia umanistica nel 400 a cui parteciparono Lorenzo il Magnifico e Leon Battista Alberti. I monaci, che vivono nel Monastero seguono attentamente la realtà sociale contemporanea, nel rispetto dello spirito del loro fondatore, in un continuo lavoro di ricerca spirituale e di aggiornamento rispetto alle problematiche sociali e politiche contemporanee. Il Monastero, cinquecentesco, sorge a 818 m di altezza, avvolto nella foresta di aghifoglie, castagni, larici e tigli, presso le fonti attive che hanno dato il nome di fontebona al luogo, sulle rive di uno dei due rami dell'Archiano cantato da Dante nel Purgatorio. Ha linee molto sobrie ed è raccolto attorno ad un chiostro con due ordini di archi a tutto sesto. Il refettorio (1609) è caratterizzato dall'incipiente manierismo toscano, con tavoli e stalli in noce dalla linea severa, come sulla parete di fondo una grande tela del Pomarancio (1611), due affreschi di Lorenzo Lippi e con il soffitto ligneo a cassettoni. La Chiesa (1775) ha cinque tavole dipinte del Vasari di rara bellezza. Dello stesso periodo e della medesima bottega sono il coro monastico, l'arredo in noce della sacrestia e dell'aula capitolare. I monaci avevano edificato nel 1046 un ospedale, chiuso durante la soppressione napoleonica (1810), dove venivano curati gratuitamente i malati del luogo e i pellegrini. La contigua farmacia (1503) è ancora operante. Nell'antico laboratorio galenico dove venivano lavorate le erbe e le spezie per la preparazione dei medicinali, si conservano alambicchi, mortai, fornelli, vasi e gli splendidi scaffali di noce intagliato (1543). Nella biblioteca, aperta alla consultazione, sono raccolti più di 30.000 preziosi volumi. L'attenzione e il dialogo della comunità monastica dai fratelli nella stessa fede si sono allargati ai fratelli di altre confessioni, nello spirito ecumenico proprio della Chiesa universale. Gli incontri sono scanditi da momenti privilegiati: l'eucarestia, la riflessione comunitaria sulla parola di Dio, la preghiera delle ore, che si fa lode, canto e adorazione comunitaria, e la celebrazione della Messa. Tutti momenti religiosi a cui possono prendere parte i fedeli. Si tengono settimane di esercizi spirituali e di Lectio Divina. Sono celebrate in comune con l'Eremo e riguardano: San Gregorio Magno (12 marzo e 3 settembre), San Benedetto (21 marzo e 11 luglio), San Romualdo (19 giugno), festa della trasfigurazione (6 agosto). Vi si svolgono settimane di studio (settimane di Camaldoli) a carattere religioso e no che coinvolgono giovani e ricercatori, in un dialogo interreligioso e sociale fra ebrei, musulmani, buddisti, cristiani e laici. Concerti di musica classica e sacra. La grande foresteria (200 posti letto in camere con bagno) è vista come casa di accoglienza per concreto servizio di carità diretto ad offrire a chiunque la possibilità di un attento ascolto della parola di Dio e di impegno nella preghiera. Vasta è la produzione di liquori, miele, tisane, cioccolata, caramelle, cosmetici, confetture, funghi porcini secchi.
Eremo
Dal Monastero di Camaldoli partono due ripide strade asfaltate che portano all'Eremo. Il percorso pedonale sale fra la foresta di abeti e faggi fino a 1111 m di altezza. Lungo di esso si trovano: la Cappella della Madonna della neve, quella di San Romualdo, le tre croci che si specchiano in un minuscolo laghetto scavato (prima metà del 15º secolo) per la coltura dei pesci. L'Eremo fu fondato da San Romualdo (1012) che vi edificò, insieme a pochi discepoli, cinque celle (di cui oggi ne rimangono tre) e un piccolo oratorio. Successivamente il numero delle cellule crebbe (oggi ve ne sono 20 disposte in cinque file, ognuna con il suo orticello davanti) e l'oratorio fu sostituito dalla Chiesa del Salvatore, ristrutturata nel seicento. Il solitario Eremo, fin verso la metà del secolo 11º, per opera del Beato Rodolfo, fu il centro di un vasto movimento eremitico-monastico, dal quale ebbe origine la congregazione Camaldolese che favorì, fra l'altro, la bonifica della zona, la coltura forestale e l'industria della lana. Sottoposto alle soppressioni del 1810 e 1866, come il sottostante Monastero, subì spoliazioni. La Chiesa di San Salvatore, a pianta a croce rovesciata, a facciata settecentesca ed è decorata da tele e affreschi dell'epoca. Dal Transetto si accede alla Cappella di Sant'Antonio con una pala di Andrea della Robbia, al coro dei monaci con stalli del quattrocento, all'aula capitolare (16º secolo) con una tela del pittore divisionista Andrea Mussini (1915), alla Cappella del Santissimo sacramento. Nella sacrestia vi è una tela della scuola di Guido Reni (17º secolo). La biblioteca (1620) possiede rari incunaboli, codici liturgici storici e una vasta raccolta di micro film riproducenti testi della storia della congregazione. Gli eremiti presenti vivono in altrettante celle non visitabili, mentre è aperta al pubblico la cella dell'eremita, dove visse il Santo fondatore, che consiste come le altre, di una costruzione ad un piano, con orticello antistante cinto da mura, portichetto, vestibolo, camera, studiolo, oratorio, legnaia e bagno. Nella Chiesa i monaci si raccolgono in preghiera quattro volte al giorno, possono essere presenti anche i fedeli. Incontri periodici, sotto la guida del priore, per le verifiche del cammino di fede. Animazione ecclesiale e culturale, sempre insieme con gli ospiti, le stesse del Monastero di Camaldoli, celebrate in comune. Dopo il concilio Vaticano secondo la comunità Camaldolese ha sviluppato anche qui il tradizionale impegno per l'ospitalità ecumenica e interreligiosa. L'accoglienza all'Eremo tende all'incontro personale di verifica e di orientamento. C'è anche la possibilità di autogestione per piccoli gruppi. L'ospite condivide i tempi comunitari della preghiera, del pasto e del lavoro. La piccola foresteria può ospitare circa 15 persone (uomini). I servizi sono in comune, viene chiusa alle 22. Produzione di miele, tisane, creme di bellezza, marmellate.